sabato 4 giugno 2011

APPLE E IL DEBUTTO DI ICLOUD. APPUNTAMENTO ALLA WWDC, CON STEVE JOBS


La nota che la società di Cupertino ha diramato ieri è esplicita: il menu della Worldwide Developers Conference 2011, che aprirà i battenti luendi 6 giugno a San Francisco, è assai ricco e avrà uno chef d’eccezione. Steve Jobs sarà infatti sul palco del Moscone Center a dare il via all’evento che raduna il popolo degli sviluppatori della Mela e a questi parlerà dei software di prossima generazione made in cupertino: Lion, l’ottava edizione di Mac OS X, iOS 5, la nuova versione del sistema operativo mobile che gira su iPad, iPhone e iPod touch, e iCloud, l’offerta di servizi digitali nella nuvola.
Sebbene il meno “importante” dei tre, per lo meno in termini di peso specifico nell’economia del business di Apple, quello del servizio musicale “in the cloud” è forse l’annuncio più atteso. Si tratta del resto di un debutto assoluto e per la società californiana rappresenta la risposta dovuta alle analoghe proposte già lanciate da Amazon e Google. La grande curiosità intorno a iCloud, per cui nome a dominio (icloud.com) Apple ha sborsato 4,5 milioni di dollari, è sostanzialmente legata al prezzo: quanto costerà agli utenti poter utilizzare le funzionalità di iTunes e relativo database, sincronizzare e riprodurre i propri file digitali via Web senza occupare memoria fisica sui propri dispositivi?
Stando alle ultime indiscrezioni, iCloud potrebbe essere fornito in parte gratuitamente, con vincoli piuttosto rigidi, oppure attraverso tariffe variabili in relazione allo spazio di storage utilizzato e alla tipologia di accessi richiesta. In ogni caso è difficile che superi i 100 dollari l’anno ed è praticamente da escludere che possa essere del tutto gratuito, visto e considerato che Apple ha raggiunto l’accordo di licenza con le quattro grandi major discografiche e a queste – in cambio del via libera alla riproduzione via Internet dei brani protetti dal loro copyright (Google Music nasce invece per gestire le canzoni libere dal lucchetto digitale del Drm) – deve riconoscere un equo compenso.
A differenza delle rivali, che invitano all’upload dei brani gli utenti, Apple dovrebbe aggiungere al servizio di streaming musicale anche quello di film e programmi Tv. Nella nuvola, se questa ipotesi - assai gettonata in queste ultime ore – dovesse rivelarsi vera, gli utenti potrebbero riprodurre contenuti video di svariati generi, allargando enormemente lo spettro del proprio personale palinsesto digitale archiviato (e sempre accessibile) in Rete. Un plus che potrebbe dare un vantaggio non da poco ad Apple nella sfida con Amazon e Google ma che, per contro, aprirebbe per gli utenti sprovvisti di piani tariffari flat il problema dei costi del traffico dati per effettuare lo streaming dei file caricati in iCloud. Altra ipotesi papabile circa la composizione di iCloud riguarda MobileMe, e quindi servizi per la condivisione di file, documenti e foto. Il fatto poi che la suite da ufficio iWork sia appena sbarcata su iPhone e iPod touch lascia pensare che del pacchetto possa far parte anche uno strumento di produttività personale in stile Google Docs. Meno probabile, invece, che Apple possa integrare anche un servizio di posta elettronica.
Certo è che la casa di Cupertino in questo business ci crede – come spiegare altrimenti l’investimento di un miliardo di dollari per il nuovo data center deputato a gestire le operazioni online di milioni di persone? – e il fatto di rendere disponibile a pagamento a circa 200 milioni di persone (tanti sono gli utenti di iTunes) la possibilità di eseguire i propri brani, magari anche quelli non acquistati nel negozio della Mela, nella nuvola e ascoltarli sui device di Apple o su altri computer è sulla carta la chiusura ideale del cerchio.

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